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I CROSTA DEL LAGO DI COMO
Le origini dei Crosta sono però avvolte nella leggenda: sulla provenienza e sull' identità dei primi esponenti si possono solo avanzare supposizioni. Una recente indagine genetica indica la provenienza della famiglia dal nord Europa, più esattamente da un gruppo di origine celtica. Le prima tracce della famiglia di cui siamo a conoscenza risalgono al XII secolo: Ugone Crosta, miles a Milano nel 1159 ( Giulini- Città e campagna di Milano nei secoli bassi – 1855 ) così come un Amizio Crosta nel 1145 come testimone, e un Petratius Crosta nel 1212 sempre come teste (atti del comune di Milano – Manaresi – 1919).
Verso la metà del ‘500 alcuni rami della famiglia avevano raggiunto una certa agiatezza economica. Nei secoli successivi alcuni rami della famiglia si spostarono dall' alto Lario: chi andò in Valtellina chi a Milano, mentre alcuni rimasero stanziali sia a Stazzona che nei comuni limitrofi. Il primo antenato di cui abbiamo notizie battesimali certe che confermano ulteriormente le genealogie riportate sui gli alberi genealogici tramandatici per eredità, è Ser Zoya (Giovanni) Crosta, nato nella seconda metà del 1300, e la sua discendenza è interamente documentata sino ad arrivare ai nostri giorni. Noi siamo i suoi diretti discendenti e fra i nostri antenati, a riprova di uno status sociale ragguardevole e un'esistenza “more nobilium”, da sempre annoveriamo personaggi importanti per la Comunità : Sin dal 1300 infatti furono Consoli, membri del consiglio, sindaci della Comunità, letterati, notai, medici, tutti comunque possidenti terrieri. Lo stemma della famiglia Crosta, attualmente in uso, è dipinto sugli alberi genealogici in nostro possesso in varie versioni, una del 1768, una del 1823 e una del 1903 e compare nel Blasonario Generale Italiano . Un Cathalogus animae del 1595 redatto dal parroco dell' epoca riporta i nomi di alcuni antenati e due stemmi di famiglia molto simili fra loro: uno del ramo di Cassia e Vergosio, tutt'ora usato, e uno del ramo di Vanzonico L' arma Crosta nella sua versione antica appare nello stemmario quattrocentesco Cremosano, conservato all' archivio di Stato di Milano. Sempre all 'archivio di Stato, nelle cartelle famiglie, vi è un disegno dello stemma redatto da un architetto nel 1768 e firmato da un notaio, e documenti in cui si fa riferimento ai Crosta indicandoli con titolo nobiliare. C'è anche un disegno ottocentesco dello stemma, fatto a china e acquerello, che riporta la fonte di provenienza “ Casata in Milano – dai libri antichi dei fratelli Bianchi – Santa Margherita – Al. N 1066”. Lo studio araldico Guelfi Camajani ha fornito copia di uno stemma Crosta, identico a quello in nostro possesso, proveniente dall' Archivio Araldico Vallardi ( Libro B-593). L'altro stemma di famiglia, ormai inutilizzato, è anche riprodotto su un arazzo settecentesco di proprietà di un ramo romano e sulla base di un reliquiario custodito nella chiesa parrocchiale di Stazzona. Nei documenti ufficiali riguardanti la Famiglia si trovano spesso i titoli di Ser, Messer, Magister, Don e Domino. Il matrimonio nel 1551 dell' antenato Domenico con la N.D. Caterina della Famiglia Curti Pettarda di Gravedona, i sindaci delle tre pievi fiscali dell' alto Lario, permette ai discendenti l' aggiunta dei due cognomi. Su un documento del 1768, evidentemente redatto per il riconoscimento ufficiale di Nobiltà, sono indicati chiaramente i Cognomi Crosta Curti di Gravedona e Moncalvo , e si parla di un titolo baronale concesso da Papa Leone X all' antenato Domenico, così come il predicato di Moncalvo, concesso nel 1652 dal Duca Carlo secondo del Monferrato all' avo Giovanni (Johannes) Crosta (Moncalvo - brevi cenni storici di Giovanni Minoglio) . I matrimoni di antenati con donne e uomini di famiglie nobili della zona, sin dal 1400, evidenziano le frequenti alleanze fra casati di medesimo rango. Il mecenatismo artistico della famiglia e le donazioni sono altri elementi che ne comprovano lo status sociale elevato: vedi ad esempio l' oratorio di Vergosio in cui compaiono due affreschi commissionati nel 1531 dai nostri antenati Messer Domenico e Bernardino Crosta in onore del padre Gottardo, e un altro dipinto fatto eseguire nel 1557 da Magister Pietro Crosta ( Storia della comunità di Stazzona – Rita Pellegrini).
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Così pure la Cappella di Alborescia (Consiglio di Rumo), di proprietà della famiglia Crosta dal 1600. Una recente pubblicazione della Banca Popolare di Lecco presenta un articolo/studio sul pittore quattrocentesco Stefano da Vergosio, imparentato con i Crosta e autore dei due affreschi citati, e fa riferimento alla nostra famiglia come Signori del luogo. Uso dei Cognomi Crosta Curti e del predicato di Moncalvo. Il grado di erudizione dei membri della famiglia, a cominciare con Gian Antonio , notaio e Dominus nel 1450, Lorenzo, geometra nel 1610, abilitato dall' università di Pavia, e i vari laureati in Medicina, Ingegneria e Architettura o Periti Agrimensori sin dalla fine del 1700, denotano l' attenzione famigliare per la cultura come servizio sociale alla Comunità.
Messer Guglielmo Crosta di Zoya , nostro diretto antenato, era Console di nel 1378 e nel 1394 e membro del Consiglio di Stazzona. così come suo figlio Pietro nel 1440. Messer Pietro Crosta era Sindaco di Stazzona nel 1442. Ser Ambrogio Crosta Console fra il 1441 e il 1475. Numerosi anche i Crosta che scelsero la vita ecclesiastica: Giuliano, Carlo, Costantino e il teologo e filosofo Clino Crosta, segretario e cerimoniere della famiglia vescovile, lettore di Dogmatica al Seminario Teologico di Como, Canonico Ordinario dell' Ordine Presbiterale, Reverendissimo Canonico Onorario della Cattedrale di Como e Giudice prosinodale del Tribunale Ecclesiastico. Molti i Crosta che hanno lasciato testimonianze scritte e pubblicate in libri sul loro operato, Don Clino Crosta, N.D. Maddalena Crosta Albini Riccioli, Lorenzo Crosta, Don Costantino Crosta e altri . Non dimentichiamo comunque che la nostra famiglia viene da una zona dove l' essere Nobili era più attributo di attivazione sociale che di sfarzi e ricchezze. Nell' alto lago di Como i Casati Nobiliari erano soprattutto quelli che avevano dato uomini importanti all' interno della comunità: notai, podestà, capitani, medici. La nostra Nobiltà non è mai stata affiancata a grandi possedimenti, latifondi o ricchezze: i nostri antenati, e speriamo anche noi, consci di questo privilegio di status, mettevano al servizio degli altri la loro conoscenza, la loro erudizione e professionalità con umiltà e disponibilità, e questo è l' insegnamento che ci hanno tramandato in secoli di storia familiare. Andrea, Flavio e Valerio |